Quando l’uomo, sin dall’inizio dei tempi, ha iniziato a utilizzare gli animali per scopi personali, ha avuto la necessità di addestrarli e renderli più o meno “sottomessi” con lo scopo di “usarli” a proprio interesse.
Di norma questo non avveniva in maniera gentile e rilassata, ma in modo violento e stressante per l’animale. Il metodo coercitivo è il metodo più veloce e semplice per insegnare un comportamento ad un animale, esso, infatti, non può opporsi o comunque non ha alternative piacevoli se non “arrendersi” all’imposizione, per non aver punizioni o per limitare il fastidio che gli si procura. Purtroppo, per la velocità di apprendimento, è stato per secoli il metodo più diffuso ma anche il meno tollerato dagli animali.
Fortunatamente con il progredire degli studi sui comportamenti animali, in modo principale su quelli a più stretto contatto con l’uomo (cani, cavalli, etc), si è scientificamente appurato che si può insegnare ai diversi soggetti ad attuare gli stessi comportamenti rispettandone i tempi di apprendimento e utilizzando la loro più o meno spiccata capacità di proporne di nuovi che, quando saranno giudicati corretti per noi e i nostri scopi, verranno premiati.
Esatto. Premiare.
Il miglior modo perché un animale spontaneamente inizi a proporre con frequenza sempre maggiore il comportamento da noi desiderato, è fargli capire che quel comportamento ha ragion d’essere perché gli è proficuo metterlo in pratica in quanto ne segue una ricompensa. A quel comportamento, ovviamente, dovremo poi abbinare un comando, così da poterlo “richiamare” alla mente dell’animale nel momento in cui a noi serve.
Il metodo che io mi appresto ad usare, sia con i miei cani sia con gli alpaca, è quello che viene definito “Clicker Training”. Si tratta di una metodica di insegnamento basato sul rinforzo positivo (ossia un qualcosa che rappresenta per il soggetto una ricompensa) nel momento in cui il comportamento attuato è quello di mio interesse, e nell’omissione della ricompensa (quindi nessuna punizione) se il comportamento non è quello che io volevo raggiungere.
La prima cosa fondamentale è guadagnarsi la fiducia dell’animale, nel nostro caso degli alpaca.
Questi animali di norma sono restii al tocco e a fidarsi dell’uomo, non essendo stati selezionati per "socialità" e "docilità" ma per scopi diversi dalla vita domestica. Perciò buona parte del lavoro da fare con questi animali è renderli più fiduciosi nei nostri confronti; ottenerne anche parzialmente la fiducia aumenta esponenzialmente la loro "lavorabilità".
Cos’è a tutti gli effetti il clicker?
E’ un piccolo strumento che viene utilizzato per le sue caratteristiche: è pratico e maneggevole, produce un suono costante “click clack”, che non è soggetto alle nostre variazioni emotive, ed è un suono “unico”, ossia che l’animale non ha normalmente sentito prima, ci aiuta a sottolineare con precisione un determinato movimento e con la progressione per tentativi l’animale arriva ad “offrire” ciò che desideriamo. Quest’ultima parte viene chiamata in termine tecnico “modellaggio e concatenazione”, si fonda sulla progressione “step by step”.
Esistono sia i “puristi” del clicker, ossia coloro che utilizzano solo il suono del click e il premio, senza interagire in altri modi con l’animale, sia chi come me, con lo scopo di aumentare la fiducia dell'animale nei miei confronti e avere con lui maggiori interazioni, usa anche la voce “bravo! Molto bene” e la coccola (nei cani è ottima come premio, negli alpaca va insegnata) in aggiunta al premio come ricompensa. Per quanto riguarda gli alpaca, io unisco all’utilizzo del clicker anche un minimo di “adescamento” iniziale con il cibo, ossia utilizzo quest’ultimo per creare un rapporto, e cominciare a far vedere all’animale cosa desidero lui faccia. Detto così a parole è molto più complesso e ingarbugliato da capire che non vedendolo con i propri occhi, ma i risultati ottenuti dall’abbinamento delle mie conoscenze cinofile in campo di addestramento e di varie scuole di pensiero, sembra ricevere una buona risposta dagli alpaca.
Come per tutte le cose, non ci si può improvvisare “clickeristi”, altrimenti si rischierebbe solamente di fissare negli animali comportamenti scorretti e quindi ottenere l’effetto opposto, o di non far capire ciò che si desidera e come si deve comportare di conseguenza il nostro “alunno” di turno. Il clicker ha una sua metodologia di utilizzo, pertanto bisogna conoscerlo e rispettarne alcune semplici, ma basilari regole.
Ciò che mi preme maggiormente raggiungere è il maneggiare gli animali con tranquillità, così da poter attuare tutti i controlli sanitari e non, con maggiore facilità per me e minore stress per loro. Il vederli sempre “braccati” e costretti in un angolo per controllarli, non mi aggrada. Vorrei raggiungere il punto in cui l’animale si lascia visitare con maggiore (non posso pretendere totale.. perché anche io non sono mai serena durante le visite mediche!) serenità e calma, senza dover ricorrere alla forza per contenere le loro reazioni. Sono senza dubbio animali che alla fine “si arrendono”, nel senso che rimangono più o meno fermi, nel momento in cui capiscono che la contenzione è forte e non c’è modo di scappare… Ma è anche vero, che se un animale non si vuole far prendere, è perfettamente in grado di scorrazzarci a destra e sinistra; gli alpaca hanno per natura una grande forza fisica accentuata, in queste circostanze, dalla paura di essere predati.
Preferisco un animale che si VOGLIA infilare la capezza da solo, perchè sa che mettendosi la capezza c’è una ricompensa che lo aspetta. Preferisco un animale che si VOGLIA far accarezzare, perché ha capito di potersi fidare e che le coccole possono non essere così malvagie. Preferisco un animale che rimanga fermo mentre lo tocco e lo visito, non perché è costretto, ma perché ha capito che non gli faccio del male.
Questo è ciò che mi sono prefissata con i miei alpaca. E questo è ciò che vorrei trasmettervi: a guadagnarvi la fiducia del vostro gregge.